In Rai solo quattro programmi si ripagano con la pubblicità
Se ne discute tanto, spesso a sproposito, fantasticando di conoscere i segreti più intimi della televisione italiana e poi, un bel giorno, ti imbatti in un documento che, definirlo choc, è riduttivo. Nella giornata di lunedì 23 dicembre, a firma di Aldo Fontanarosa (per l’articolo completo clicca QUI), La Repubblica riporta un articolo che recita così:
Rai, solo 4 programmi coprono tutte le spese con gli spot. Oscar a “Chi l’ha visto?”
Un documento della televisione pubblica fotografa la situazione al 2017. Viale Mazzini individua le trasmissioni “di natura artistica” e in particolare quelle “a valore aggiunto”. In queste ultime, almeno il 40% dei costi di produzione sono assicurati dalla pubblicità.
Emerge un dato che spariglia certezze incontrovertibili che d’ora in poi porranno non pochi dubbi: un documento del 2017 documenta che solo quattro programmi furono “in utile”, cioè che con la pubblicità riuscivano a coprire la totalità delle spese.
Nel 2017, vera gallina dalle uova d’oro fu “Chi l’ha visto?” (Rai 3), con Federica Sciarelli. A ruota seguono Linea Blu, Wind Music Awards e il Festival di Sanremo, su Rai 1. Tutti gli altri, chi più chi meno, riuscirono a ripagare le spese con l’apporto delle risorse del canone. Tra questi, anche programmi che non avevano un profilo prettamente da tv di servizio o con un valore editoriale tale da giustificare la spesa. E da allora la situazione può solo essere peggiorata, visto il calo della raccolta pubblicitaria.
Il fanalino di coda nella tabella proposta da La Repubblica, è La partita del cuore con appena 140.974 euro di ricavi. Non molto distante, il giornalista – ora in forza alla tv di Urbano Cairo – Massimo Giletti, con L’Arena, quando ancora non negava sé stessa. Stupisce che anche i contenitori del mattino (UnoMattina e UnoMattina Estate) siano nella parte bassa della classifica, rappresentando una zavorra per i bilanci della Rai.
Ci può stare, invece, che tanti programmi da servizio pubblico, non abbiano la mission di fare utili, avendo ben altri propositi. Ma viene sfatato un luogo comune come quello di pensare che, programmi come Ulisse, Voyager o Passaggio a Nord Ovest, siano perfettamente autosufficienti.
A seguire la tabella con l’elenco dei programmi, la loro resa e la percentuale di copertura dei costi rispetto ai ricavi pubblicitari prodotti, che potrete commentare, come di consueto, nell’area commenti.