Il Segreto Ventiseiesima storia inedita, la storia continua … “Alfonso Castaneda”
Dal mese di novembre 2020, in esclusiva mondiale vi proponiamo le storie inedite dei personaggi più amati della telenovela. Nel corso delle stagioni in tanti hanno lasciato Puente Viejo in cerca di un futuro migliore, chi per sfuggire a pericolosi nemici, chi per costruirsi una nuova vita. Ci siamo chiesti spesso cosa sia accaduto ai nostri beniamini. Il nostro blog vi svelerà in anteprima il loro destino con racconti nuovi, emozionanti e avvincenti per non abbandonare mai le vicende di Puente Viejo. E lo facciamo con questo post dedicato a Il Segreto, Ventiseiesima storia inedita
Il Segreto, Ventiseiesima storia inedita · Amore al tempo della rivoluzione
ALFONSO ED EMILIA GIUNGONO ALLA FATTORIA DI MARIA E GONZALO NELLE CAMPAGNE CUBANE. SONO INCONSAPEVOLI DEL GRANDE PERICOLO A CUI STANNO ANDANDO INCONTRO, CHE POTREBBE METTERE FINE ALLE LORO VITE E NON SOLO…
CUBA / PUENTE VIEJO 1933
Teresita, il braccio destro di Maria alla hacienda, alza lo sguardo al cielo ma non riesce a vederlo. Sopra la sua testa la luce del sole riesce a malapena a superare lo spessore dei rami che s’intrecciano fino a formare un soffitto impenetrabile, un nascondiglio quasi perfetto. Qui, nell’angolo più nascosto della piantagione, sono venute per mettersi in salvo la mezza dozzina di donne fuggite quando Lionel ha dato l’allarme, pochi minuti dopo essere arrivato con Emilia e Alfonso da la Havana. “Li fuori ci sono uomini che si muovono in maniera sospetta…” aveva detto l’amico di Gonzalo con un evidente tono di preoccupazione che contrastava con l’allegria della venuta dei genitori di Maria da tanto lontani da Cuba. “Signorina Teresa aspettate qualcuno?”.
La ragazza aveva negato con un movimento del capo mentre Alfonso ed Emilia si avvicinavano alla finestra dove era affacciato Lionel. Era stato sufficiente uno sguardo per verificare che quei forestieri che nessuno attendeva, e che nessuno aveva chiamato, si dividevano e avanzavano tentando di mantenersi al coperto, con la chiara intenzione di circondare l’edificio principale e tagliare tutte le vie di fuga.
A partire da quel momento tutti si erano impegnati per mantenere la calma e, al tempo stesso, per non allarmare gli abitanti della hacienda che avevano avvertito di scappare. Teresita, con l’aiuto di Emilia, si era fatta carico di riunire le donne rincorrendole a una a una nella capanne che Gonzalo e Maria avevano fatto costruire perchè fossero a disposizione dei loro impiegati, e che erano disposte intorno al patio della facciata principale della fattoria. Dopo essersi assicurata che non ci fossero altre persone nelle case, Emilia si era rivolta a Teresa con un tono che non ammetteva repliche: “Devi metterle in salvo, solo tu puoi farlo”.
Mentre lei compiva il suo incarico, Emilia sarebbe rimasta con Alfonso, Lionel e tutti gli uomini che erano riusciti a reclutare e armare con armi da caccia, vecchi fucili Springfield e revolver conservati nell’armeria dell’ufficio di Gonzalo. Tutti alzano la voce per mandarsi messaggi di coraggio e gesti di assenso. “Non abbiamo paura!”. Queste erano state le ultime parole che Teresita aveva sentito lasciando l’edificio principale e guidando le donne al rifugio ed erano le stesse che lei ripeteva alle altre donne.
Una delle donne, che risponde al nome di Ramona ed è originaria di Santiago, nel sud dell’isola, si avvicina a Teresita per sussurrarle qualcosa all’orecchio in nome di tutte le altre. “Non si sente sparare da un pò… Non dovremmo tornare per vedere cosa succede da quelle parti?” “Ci hanno detto di aspettare qui per avere novità da chi è rimasto in casa” risponde Teresita con il tono, appena udibile, di chi teme di far rumore che le tradisca. Un suono lontano sul sentiero che conduce al luogo che le nasconde fa in modo che Teresita si zittisca. Con un gesto chiede alle altre che non si muovano mentre allunga il collo per non perdere di vista il viottolo che porta fino all’intrigo di canne dove si trovano. Una persona si avvicina a loro e Teresita punta il revolver contro.
Giusto nel momento in cui si appresta ad armare il cane della pistola per facilitare il primo sparo, vede che la persona che si avvicina è Emilia, con un sorriso teso dipinto sul volto. “C’è l’abbiamo fatta. Due sono caduti, altri tre sono feriti, ma abbiamo catturato l’uomo che li mandava e il resto di loro è fuggito. Da questo momento siamo salvi”. Quando Gonzalo e Maria tornano alla loro hacienda da la Havana, dopo essersi resi conto che era stata tesa loro una trappola e che il pericolo non era ella Capitale ma nella loro stessa casa, nessuno avrebbe mai potuto dire che era appena terminato con uno scontro mortale. Il Capitano Cormoranes si trovava già nelle mani delle autorità.
Tutta la sua fama di uomo duro e intrattabile non era servita a nulla. Era bastato che comprendesse che si giocava il futuro in prigione con l’accusa di tentato omicidio perchè denunciasse i proprietari che lo avevano incaricato di recarsi fino a lì con la missione di dare una lezione a chiunque si trovasse nella hacienda di Gonzalo, il vero destinatario di quel macabro messaggio che sarebbe potuto trasformarsi in una tragedia. Gonzalo ringrazia il suo vecchio amico di battaglie. Emilia domanda cosa succederà da ora in poi. Gonzalo rimane in silenzio, pensando a quel che potrebbe essere il prossimo atto dei loro aggressori; solo in quel momento si rende conto che Maria è seduta su una poltrona, lo sguardo assente, con una stanchezza dipinta negli occhi. Maria ha paura che possano tornare ad attaccare Gonzalo e l’uomo tenta di rassicurarla prendendole le mani.
La mattina seguente alla hacienda, Emilia e Maria parlano della notte interminabile che hanno appena trascorso senza trovare tranquillità nè il riposo che meritavano e di cui avevano entrambe bisogno. Il processo in tribunale ha i suoi tempi e le autorità non possono garantire la sicurezza di tutti, nonostante Gonzalo affermi il contrario. “Sai che puoi contare su di noi fino alla fine” si offre Emilia “Sento di star vivendo una proroga di una vita data per terminata molti mesi fa e nessuno, tantomeno delle canaglie del calibro di quelli che hanno attaccato Gonzalo, possono spaventarmi a questo punto”. Emilia ha imparato che il corso della vita è imprevedibile. Nessuno sa quello che potrebbe accadere. Maria è disposta ad andare fino in fondo per seguire il marito.
La conversazione tra le due si interrompe con l’arrivo di Alfonso, che si annuncia con un gesto che non porta nulla di buono. “Avete visto Gonzalo? Lo sto cercando da un pò e non sono riuscito a trovarlo da nessuna parte”. “Si è alzato questa mattina all’alba, molto presto” risponde Maria “Anche io mi chiedevo dove fosse, ma in verità immaginavo fosse con te”. Alfonso aggiunge “No. Quello che mi preoccupa è che nessuno ha visto Lionel da questa mattina, e l’automobile non è dove l’aveva parcheggiata ieri”. Lo scambio di sguardi tra Maria e i suoi genitori esprime in maniera più eloquente di qualsiasi parola la preoccupazione che si assesta nei loro cuori davanti a questa doppia assenza non può che essere casuale.
Gli uomini a guardia della tenuta che hanno vigilato per l’intera notte confermano che Lionel e Gonzalo sono uscite alle prime luci dell’alba in direzione del villaggio. Una volta lì, non è difficile seguire le loro tracce. Nel magazzino generale, dove è possibile comprare dal sacco di riso agli strumenti di lavoro, e che è una versione caraibica della drogheria dei Miranar a Puente Viejo, raccontano loro di aver visto l’automobile ferma davanti all’ufficio del telegrafo. Da quel momento sono già trascorse ore, ma è l’unica pista che hanno da seguire per capire dove siano e cosa vogliono fare. Basta che Maria si presenti di fronte all’operatore perchè lui racconti che lo hanno scacciato dal letto per fargli inviare un messaggio e il contenuto che gli hanno dettato da inviare all’ufficio centrale de La Havana.
“Vuole incontrare i nostri nemici nella Capitale” spiega Maria ai suoi genitori, mentre si trovano nella via principale di fronte all’ufficio, nello stesso luogo dove Lionel e Gonzalo avevano parcheggiato “Hanno offerto un compromesso (interessante) per tutti”. Il Castaneda interviene “Negozierà con quei dannati? Quale parola potrebbe avere il valore di quelle canaglie?”. Maria con la voce arrochita dall’emozione dice che non è un accordo ciò che vuole raggiungere. Alfonso ed Emilia si guardano, confusi dalla risposta enigmatica della figlia e per il silenzio preoccupato che cala prima della fine del racconto. “Non negozierà nè cerca un punto d’incontro” risponde Maria “Sta preparando un sacrificio. Il suo stesso sacrificio. Allontanerà il pericolo da noi, da questo luogo, mettendosi al centro del bersaglio”.
I sospetti di Maria sono più che fondati. Gonzalo è tornato nella Capitale e si trova nel porto, appena a qualche metro da dove fu trafitto dalla pugnalata che non lo ha ucciso per un soffio. Lo accompagna Lionel, l’amico incondizionato, che in questo momento non riesce a dissimulare il suo disaccordo evidente. Gonzalo non vuole condannare l’amico e lo spinge a lasciarlo solo ma Lionel dice che non lo lascerà in questo ginepraio. “Non mi abbandonerai, andrai a compiere la tua parte del piano. Devi aspettare due ore e poi andare alla stazione di polizia a chiedere del Capitano Eugenio Mora. Si tratta dell’ufficiale che ci hanno raccomandato per la sua onestà; digli dove incontrerò quella gentaglia e che sono in pericolo di morte”.
Lionel risponde “E se non fossi in pericolo? E se in quel momento l’avessero già finita con te? Non se ne parla, non farò quello che mi chiedi. Verrò con te e li guarderemo in faccia. E se non trovo il Capitano Mora? Se non vuole venire, oppure se non arrivassimo in tempo? Ci sono troppe incognite che non dipendono da noi e che potrebbero costarti la vita”. Gonzalo afferma che ne verrà la pena se salverà Maria e i bambini. L’uomo prende il suo amico per le spalle. Il suo sguardo riflette una serenità e una determinazione che non lascia spazio a essere convinto del contrario. “Se qualcosa va male promettimi che ti prenderai cura di Maria e dei miei figli”.
Lionel si agita con l’intenzione di negare, ma Gonzalo non gli lascia alcuna possibilità “Lionel, promettimelo”. Alla fine Lionel da la sua parola e Gonzalo lo abbraccia e, senza dargli la possibilità di aggiungere altro, si allontana con passo rapido dal porto per una delle vie laterali, pronto a guardare la morte in faccia.
Gonzalo si gioca la vita per la sua famiglia a La Havana. Intanto, a Puente Viejo inizia a scendere la sera di un giorno invernale che termina. Marcela avanza con un carretto. Camelia prende gli ultimi cavolfiori del raccolto di quest’anno. Sua figlia si trova qualche metro davanti a lei e torna con un coltello in una mano e nell’altra gli ortaggi appena tagliati. Marcela li colloca nel carretto, già stracolmo, mentre Camelia pulisce il coltello nell’acqua di una delle fonti. Camelia avvisa la madre che qualcuno sta arrivando, un uomo e una donna. Quando Marcela si avvicina, dopo aver assicurato il carico, guarda verso il sentiero e lancia un’esclamazione che riempie Camelia di sorpresa, temendo possa riferirsi a qualcosa di male. “Non può essere…”.
Camelia guarda la madre, poi la coppia che si avvicina. Sa che qualcosa di grave sta accadendo per la reazione di sua madre. Tuttavia, le è impossibile discernere di ciò che si tratta fino a quando Marcela supera la sorpresa per spiegare per quale motivo è tanto stupita. “Questo non ha nessuno senso! Quella donna assomiglia alla tua defunta zia Mariana con suo marito, Nicolas Ortuno!”. Camelia risponde “Ma non è possibile, mia zia Mariana è morta da molti anni madre. Vuoi dire che è forse un fantasma? Come il bisnonno Raimundo e Francisca Montenegro quando li vide mio padre?”. Lo sguardo spaventato di Marcela non lascia alcun dubbio: la donna non sa cosa poter pensare.
CONTINUA…
Il Segreto, la storia continua… A MARZO: MARIANA E NICOLAS
IL RITORNO DI NICOLAS
MARCELA HA DAVVERO INCONTRATO IL FOTOGRAFO NELLE CAMPAGNE DI PUENTE VIEJO? E CHI È LA DONNA CON LUI, TANTO SOMIGLIANTE A MARIANA?