Il Segreto, Ultima storia inedita, la storia continua … “Soledad Castro”
Dal mese di novembre 2020, in esclusiva mondiale vi proponiamo le storie inedite dei personaggi più amati della telenovela. Nel corso delle stagioni in tanti hanno lasciato Puente Viejo in cerca di un futuro migliore, chi per sfuggire a pericolosi nemici, chi per costruirsi una nuova vita. Ci siamo chiesti spesso cosa sia accaduto ai nostri beniamini. Il nostro blog vi svelerà in anteprima il loro destino con racconti nuovi, emozionanti e avvincenti per non abbandonare mai le vicende di Puente Viejo. E lo facciamo con questo post dedicato a Il Segreto, Trentesima e ultima storia inedita
Il Segreto, ultima storia inedita · Ritorno a Puente Viejo
LA FIGLIA DI DONNA FRANCISCA APPARE NELLA VITA DELLA NIPOTE AURORA COME UN FULMINE A CIEL SERENO- IL PIACERE DI RIABBRACCIARLA HA PRESO TERMINE QUANDO SOLEDAD CONFESSA IL MOTIVO PER CUI HA RINTRACCIATO LA DOTTORESSA NELLA CAPITALE FRANCESE.
PUENTE VIEJO / PARIGI 1933
Soledad è seduta sulla terrazza del caffè dove ha trovato Aurora e Lucas e racconta la questione di vita o di morte che l’ha spinta a raggiungere la Ville Lumiére. “Sei mesi fa, un ufficiale legale spagnolo è riuscito a rintracciarmi al mio ultimo domicilio. Aveva informazioni sul testamento di Francisca Montenegro. Affermavano che un erede aveva dichiarato il suo interesse per reclamare i beni disponibili”. Aurora domanda confusa di quali beni stia parlando e di quale erede e Soledad risponde “La stessa cosa mi sono chiesta io. Forse è qualcuno che tenta di impossessarsi di ciò che non è suo? Sono molti anni ormai che non c’è nulla da spartire nell’eredità di famiglia. O questo credevo, perchè sono stata informata del fatto che rimanevano alcune proprietà rimaste in una sorta di limbo legale”.
“Le terre che il Governo ha ceduto a uso dei sopravvissuti di Puente Viejo!” esclama Lucas, informato dei dettagli sulla cessione a cui ha partecipato aiutando Matias. Lucas si chiede chi sia il misterioso erede. “Dobbiamo verificarlo. E dobbiamo farlo subito. Mancano solo tre giorni perchè finisca il tempo indicato all’istanza per presentarci” esclama Soledad. Aurora conclude “Ora capisco quando hai detto che si trattava di una questione di vita o di morte. Il futuro dei sopravvissuti di Puente Viejo è in grave pericolo”.
Dopo aver cercato un taxi per sua zia Soledad e averle assicurato che la mattina seguente avrebbero contattato lo studio legale, tornando a casa Aurora prende per il braccio Lucas e nota che è molto silenzioso. Lucas le sorride, avrebbe voluto dire qualcosa ad Aurora ma ora finge di essersene dimenticato. Il giorno seguente. Aurora e Soledad escono dall’elegante ufficio con vista sulla piazza di Bastiglia nel quale hanno passato un giorno intero tra conferenze telefoniche e telegrammi. “Esco con più interrogativi di prima” esclama Soledad “Come è possibile che ora l’ufficio legale di Madrid dice che si è trattato di un errore e che gli eredi non saranno più convocati a Puente Viejo tra tre giorni?”:
Aurora ha la sensazione che la persona che ha dato il via alla causa delle per scontato che non si sarebbero presentate. Per questo la loro teoria sulla quale dietro ci sia un truffatore si rafforza. Con il ritiro del richiedente ora è complicato sapere chi stesse dietro alla domanda che era stata presentata. “Anche tu hai la sensazione di dover verificare chi ha fatto questo tentativo, vero?” domanda Aurora. Soledad fa un cenno d’assenso “E siamo certe che non ci sia un parente Montenegro di mia madre che possa avere alcun interesse per Puente Viejo”. Le due sembrano rabbrividire “Non mi piace che i fantasmi del passato si presentino senza avvisare”.
In una stanza austera come una cella monacale, un uomo risponde al telefono mentre osserva una mappa spiegata sopra una piccola scrivania con un piano dettagliato di Puente Viejo e dei suoi confini municipali. “Avete fatto bene a seguire le mie indicazioni alla lettera. Come vi ho detto, prima di presentare la domanda necessitavo di sapere che non ci fosse qualcuno con più diritti di me all’eredità Montenegro. E ora sono apparse la figlia e la nipote!” e si mette a ridere con una ferocia isterica “Sia lodato il Signore, che bello sapere che sono vive”. L’uomo lascia il telefono sulla scrivania. Sulla superficie di legno un ritratto in cui sono presenti Donna Francisca e il cugino, il Dottor Fulgencio insieme alla moglie Bernarda.
A Nicolas sembra ancora strano svegliarsi a Puente Viejo senza Mariana. Nicolas si avvicina e lo informa che Alicia Urrutia ha ricevuto un telegramma da Aurora che la comunica che potrebbe esserci un parente lontano di Francisca che potrebbe toglierli le terre che gli avevano concesso. Hipolito spiega che Francisca ha molti parenti ma la cosa strana è che stiano reclamando qualcosa che nemmeno conoscono, perchè lì non è arrivato nessun forestiero a fare domande. E anche nel caso in cui nessuno se ne fosse accorto, per quale motivo vorrebbero delle terre che non hanno valore per nessuno che non viva a Puente Viejo? Nicolas capisce la preoccupazione di Hipolito “Tanto disturbo per un premio così da poco”.
Soledad e Aurora sono sedute in un ristorante vicino al Pantheon. Aurora racconta alla zia le prime avventure di Parigi. Le due brindano ma Soledad sembra avere un velo di tristezza, come se avesse un peso. Nell’appartamento di Aurora, Soledad ammira le stanze piccole ma arredate con gusto e semplicità. Poi domanda alla nipote cosa la lega a Lucas. “Lucas è una persona eccezionale, gli devo la vita, nel senso letterale, come in quello figurato. Ma da quello ad avere una relazione c’è un confine che tempo fa abbiamo oltrepassato e non è andata bene”. Soledad tace per qualche istante per riordinare i pensieri e ripensare a quello che è successo. Anche Aurora è preoccupata.
“Mai avrei pensato di dire questa frase” aggiunge Soledad “ma sento di dover tornare a Puente Viejo e assicurarmi che nulla interferisca con le vite di coloro che hanno deciso di fermarsi in quelle terre”. “Anch’io tornerò a Puente Viejo” aggiunge Aurora nonostante l’opposizione della zia “Ho la sensazione di dover tornare a casa”. Non c’è bisogno che Soledad dica che lei sente la stessa cosa, tornando in un luogo che ha preteso di dimenticare e che solo ora comprende fino a che punto sente suo.
L’uomo che avevamo visto parlare al telefono sta preparando i bagagli. C’è qualcosa di squilibrato nel modo in cui dispone gli abiti perfettamente stirati nella valigia. Allo stesso tempo, mantiene un insano dialogo con la fotografia di Fulgencio Montenegro e Bernarda “È andato come tutto avevamo previsto. Avevate ragione, devo essere prudente, ora che siamo così vicini all’obbiettivo. Soledad starà già preparando la valigia per il viaggio a Puente Viejo. So bene cosa devo fare”.
Mentre lo dice, l’uomo prende la pistola dal comodino dell’unico mobile che ha nella stanza. Si tratta di un revolver perfettamente ingrassato e brillante, pronto a sparare. L’uomo mette l’arma nella borsa e si guarda intorno per vedere che non manchi nulla. Per ultimo, prende la foto di Fulgencio e di sua moglie Bernarda con Francisca. La bacia e la ripone in valigia. “È arrivato il tempo della vendetta!” chiude il bagaglio ed esce dall’abitazione per mettersi in viaggio.
Due giorni dopo, alla stazione di La Puebla, Hipolito e Matias attendono l’arrivo del treno di Madrid. Pochi istanti dopo, ecco il rumore del mezzo in avvicinamento. “Soledad!” esclama Hipolito “Per te il tempo non sembra passare! Sono felice di rivederti”. La donna abbraccia l’uomo facendolo arrossire “Hipolito Miranar! La stessa cosa dovrei dire di te”. Matias si fa avanti per stringere la mano alla figlia di Francisca, e il suo sguardo si posa su qualcuno che è alle sue spalle “Aurora! Anche tu qui?”. Con un sorriso commosso la nipote di Soledad scende dal treno con due borse in pelle che posa a terra per abbracciare i due uomini. Un paio d’ore dopo le nuove arrivate sono nella sala della Locanda, intorno a loro Marcela, Dolores, Tiburcio e naturalmente Matias e Hipolito.
“L’istanza di stralcio del decreto governativo che ci concedeva l’usufrutto delle terre di Donna Francisca ci ha colto di sorpresa” inizia Matias “Soprattutto da parte di un erede che non corrisponde a nessuna di voi due”. Soledad risponde “Da quando mi hanno rintracciato per la questione non faccio che pensare a chi possa essere. Il fatto che sia un probabile impostore è corroborato dalla sua sparizione non appena ci siamo fatte valere”. Aurora ha la sensazione che non sia ancora finita. “Domani ci rivolgeremo al tribunale di La Puebla” s’intromette Nicolas “Dobbiamo andare fino in fondo alla questione”.
Il giudice davanti al quale Aurora, Soledad e Nicolas sono seduti sembra incantato dalla bellezza della figlia di Francisca e pare voler fare di tutto per aiutarla. Nicolas domanda se conosce l’identità di chi millanta di essere erede dei possedimenti di Francisca. L’uomo spiega che non conosce l’identità dell’uomo perchè non appare nei documenti che ha in possesso. Nonostante ciò il giudice chiede qualche giorno per provare ad indagare. I tre escono dal tribunale e si trovano nella piazza principale della cittadina. “Se tra due giorni non avrò un nome, andrò io stessa nella Capitale. Non posso permettere che questo individuo rimanga nell’ombra. Se dovrò…”
Le parole di Soledad sono interrotte da due colpi di arma da fuoco che rimbombano nella piazza piena di gente. Poi un grido “Carlos, Carlos, cosa ti succede!”. Una donna urla accanto a un uomo con la gamba ferita. Aurora si avvicina “Nicolas dammi la cintura, devo fermare l’emorragia”. Un ragazzino le si avvicina, un’altra donna è a terra. Come in un incubo, le sembra di rivivere l’atroce momento in cui suo padre è stato assassinato a colpi di pistola davanti ai suoi occhi. Soledad è a terra, sostenuta da alcuni passanti, ma è sveglia e vigile. La smorfia di dolore sul suo volto però indica che è stata ferita. Aurora la controlla e comprende che è una ferita superficiale. Una cosa è certa: quei colpi erano destinati a Soledad, e anche a lei.
Nell’ambulatorio di La Puebla, Aurora osserva il medico mentre finisce di fissare una garza sterile alla spalla della zia dopo averla medicata. Soledad non sembra scossa ma è stanca. Tre rapidi colpi e la porta si apre. “Vi chiedo scusa dottore, ma ho urgente bisogno di parlare con le signore” afferma un uomo della Guardia Civile che entra seguito da il Dottor Moliner e Nicolas. “Lucas!” esclama Aurora “Tu qui?”. L’ufficiale interviene dicendo che Lucas è un eroe che è riuscito a vedere il cecchino e lo ha inseguito fino a catturarlo a suo rischio e pericolo. Aurora gli chiede se sta bene e lui risponde di si.
“Quando vi ho accompagnato alla stazione di Parigi ho preso lo stesso treno, ma ho preferito non sapeste nulla. Sentivo che (l’erede) chiunque egli fosse, avrebbe potuto costituire una minaccia!”. Mentre Aurora lo abbraccia con forza, Soledad si alza “Lucas ti ringrazio. Ora, però, devo vederlo. Devo incontrare l’uomo che ha quasi ucciso me e mia nipote. Non costringetemi a rivolgermi al giudice, vi prego, è una questione di pochi minuti”.
Nella cella buia dove è rinchiuso, l’uomo cammina ossessivamente nei pochi metri disponibili ripetendo una litania senza senso. “Ho mirato e sbagliato, forse ero troppo lontano. Scusatemi padre, perdonatemi madre. Non sono degno, non sono degno…”. A un tratto si gira e scorge una donna pallida ed elegante “Sono la figlia di Francisca Montenegro”. Lui risponde “Non le somigliate però. No, no. Siete tale e quale a vostro padre, il diavolo di Puente Viejo… ecco come lo chiamavano i miei genitori. Bello come un angelo ma dentro marcio”. Soledad fatica a deglutire il groppo che le si è formato in gola a sentir nominare suo padre. Poi domanda all’uomo chi sono i suoi genitori. Una risatina folle esce dalle labbra dell’uomo in cella.
“Ma come, gli adorati cugini di vostra madre. Forse non li ricordate nemmeno. Mio padre Fulgencio era un grande psichiatra e mia madre, una donna splendida dalla mente geniale. Lei è saltata in aria. Puf! Vostra madre l’ha uccisa, la cara Donna Francisca. Ma mia madre voleva solo quello che le spettava di diritto, le terre. Anche noi siamo Montenegro! Quelle terre sono nostre! Il maledetto Mesia ha ucciso mio padre, ma io ci sono, eccomi! Voglio quello che è mio!”. Con un grido allunga le braccia per ghermire Soledad che, con un balzo, evita per pochissimo di essere strozzata. Non ha parole: anche dopo la morte, Francisca è in grado di interferire portando dolore e desolazione.
Qualche giorno più tardi, Aurora siede su una pietra a Puente Viejo. Di fronte a lei, le macerie di quella che per decenni era stata la dimora più bella del circondario, Villa Montenegro. Una mano calda le si posa delicatamente sulla spalla, sua nipote Aurora. “Stavo pensando a Fulgencio. Lo ricordo come se fosse ieri: la sua voce, il suo camice, le mani che stringevano i lacci con cui mi legava al letto del manicomio. Riesce a raggiungermi anche dopo la morte”.
Soledad mette un braccio sulla spalla della nipote “Ho pensato lo stesso di mia madre. Quando ho saputo che era deceduta nell’esplosione non ho provato nulla all’inizio. Poi ho cominciato ad avvertire del rimorso. Non le ho mai detto addio, non le ho mai chiesto perchè mi abbia odiata fin dalla nascita. Ma poi ho capito una cosa. Non posso fare nulla per cambiare il passato, ma posso fare qualcosa per il presente in cui sono. Rimarrò qui e ricostruirò Villa Montenegro. Voglio farne una casa per chi cerca un posto sicuro, una sorta di rifugio. Io sono fuggita a lungo, e so cosa significa avere un luogo dove non provare paura”. Aurora le chiede se è davvero questo quello che vuole.
“Ora ho deciso, non ho dubbi. Perchè non ti fermi anche tu, non ti occupi dell’ambulatorio? Un buon medico è necessario”. Aurora chiude gli occhi un attimo, poi li riapre e posa lo sguardo sulle macerie, poi sul grande bosco che le circonda. “Io tornerò a Parigi con Lucas. La mia vita, il mondo è là ormai. Ma ti riprometto che ci rivedremo ancora qui, a Puente Viejo”. La brezza della sera soffia sulle due donne che guardano tranquille il tramonto.
FINE